Dallo sviluppatore che ha creato Limbo, una potente esplorazione della depressione e solitudine costruita in un puzzle game a scorrimento laterale fortemente stilizzato in bianco e nero, Playdead ci porta ora il tanto atteso seguito, Inside. Inside presenta parecchie somiglianze con Limbo: un'atmosfera oscura, una trama vaga, stesso stile di gameplay generale, un personaggio principale solitario e perso, e tanti momenti strani che rimangono nella memoria molto tempo dopo aver finito di giocare. All'inizio di Inside, il tuo personaggio inizia in un campo aperto, e prima che te ne accorga, il gioco presenta ostacoli e sfide per introdurre il gameplay, come hanno fatto i migliori side-scroller del passato. Un albero ostruisce il cammino? Saltaci sopra. Un lungo divario con una catena? Oscilla attraverso. Un ostacolo alto con una cassa vicino? Sposta l'oggetto e fai delle scale. Sei da solo in questo gioco. Non solo nel senso del tuo personaggio nella trama, ma anche nel senso che non c'è alcun accompagnamento. In un mondo con tutorial incredibilmente lunghi e tediosi, questo approccio è una boccata d'aria fresca.
Il più grande punto di forza di Inside è il suo stile e il modo in cui si lega alla trama strana e vaga. Il gioco è visivamente (e quasi in ogni modo) un passo avanti rispetto al suo predecessore, Limbo. Le linee e la profondità sono più morbide, c'è un tocco di colore in più, l'illuminazione e le ombre sono inquietanti, il cambio di distanza della fotocamera è fluido e artistico e i design dei personaggi sono più intricati, anche nelle loro esclusioni volute. Il tuo personaggio non ha caratteristiche facciali. Invece, la caratteristica distintiva è una maglietta rossa, che attira la tua attenzione quando lo schermo contiene più personaggi. È sufficiente per creare una connessione. Playdead ha un talento per fare giochi che catturano l'interesse e l'intrigo dei giocatori. Prima che te ne accorga, sei risucchiato nel mondo di Inside. Ti preoccupi per il personaggio, circondato da tanti pericoli, e speri per la sua sopravvivenza. Con ogni nuova area arriva un'aggiunta strana alla storia e alla cultura del mondo misterioso, sollecitando la tua curiosità su cosa diavolo stia realmente accadendo qui, al punto che, anche dopo aver completato il gioco, vorresti ricominciare nella speranza di riempire i pezzi mancanti.
Inside's soundtrack, composta da Martin Stig Andersen e Søs Gunver Ryberg, è il minimalismo al suo meglio: silenziosa nei momenti in cui la nostra mente ha bisogno di spazio per elaborare ciò che sta accadendo e più attiva nei momenti di vincoli temporali e stress elevato. In tutta onestà, probabilmente non dovresti ascoltare altra musica mentre giochi a questo gioco (a meno che non sia la tua seconda o decima partita). Così, invece di creare una playlist per giocare, questa è una playlist da ascoltare dopo aver completato il gioco. Non proprio una pulizia del palato, ma più una playlist di riflessione per aiutarti ad assorbire tutto ciò che è appena accaduto creando uno spazio emotivo simile.
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