“I parchi a New York sono pochi e distanti,” dice Tamsin Wilson seduta su una terrazza di un caffè al sole a Brooklyn. “Dove si vede un quadrato verde, di rado è davvero verde. È solo una buca di cemento.” Qualifica l’osservazione con una risata amara. “Non è esattamente la stessa cosa.”
La musicista dal tono pacato mi racconta le sue frustrazioni riguardo la mancanza di verde accessibile nella città. Stiamo discutendo del suo prossimo album d'esordio, I Go Missing In My Sleep, che è uscito il 28 aprile. Performando con due amici intimi come trio folk sperimentale Wilsen, ha scritto un album che è tanto delicato e avvolgente quanto suggerisce il suo curioso titolo. Forse la curiosità stessa, e quindi l'incertezza, è il filo conduttore che muove la scrittura di Wilson. Le sue prime parole sull'album lo confermano: “Oh, mi chiedo come muovi le tue cento piccole gambe,” si chiede silenziosamente nella traccia di apertura, “Centipede.” È un pensiero quasi infantile; si potrebbe immaginare un giovane che tira la manica dei genitori, chiedendo come faccia un insetto centopiedi a coordinare le sue molte appendici. È anche esplicitamente visivo, il che è adatto considerato il background di Wilson come artista visiva.
Luke Ottenhof è uno scrittore freelance e musicista con otto dita. Ama il pho, gli amplificatori boutique a valvole e The Weakerthans.
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