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I 10 migliori album funk da possedere su vinile

Il January 10, 2017

Come tutti i generi, il funk era un sottoprodotto delle circostanze. Non nel senso accidentale del termine, ma nel senso che l'arte si plasma e si adatta al contesto del momento. Per James Brown, il funk era un divorzio dal suono soul – e dal gruppo – che lo ha reso famoso. Per George Clinton, era un nuovo inizio dopo aver perso una battaglia legale e aver trovato l'LSD. E per Sly Stone era un riflesso dei tempi e della sua anima: gioioso e ottimista negli anni '60, cinico e malinconico mentre il decennio cambiava.

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Iniziando a metà degli anni '60, questi pionieri del funk presero il soul, il jazz e il R&B e li ridussero ai loro componenti essenziali. Variando il tempo, il metro e l'istrumentazione, trasformarono le strutture delle canzoni stantie in groove ciclici alimentati da basso, chitarra ritmica, batteria, ottoni e, successivamente, sintetizzatori. A volte comico, mordace e ultraterreno allo stesso tempo, il funk è musica nel suo potenziale più primordiale e stimolante.

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Sebbene la sua popolarità sia diminuita nel mezzo della fine degli anni '70, il funk non è mai veramente morto. Rick James e Prince lo hanno riportato in vita negli anni '80 con sintetizzatori e stile. E negli anni '90 si poteva ascoltare ovunque, dall'hip-hop ricco di campioni di Dr. Dre alle linee di basso dei Red Hot Chili Peppers. Fino ad oggi, il groove iniziato dal funk continua a generare successi per artisti come Maroon 5 e Bruno Mars, così come per un intero album di Childish Gambino.

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Gli album qui sotto mostrano ciascuno un diverso sapore di funk. Alcuni ti faranno danzare, altri ti faranno pensare, ma tutti ti faranno sorridere almeno una volta. Questi sono i 10 migliori album funk da possedere in vinile.

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Sly & The Family Stone: There’s a Riot Goin’ On

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Un album di protesta definitivo e una rottura con la soul psichedelica che ha alimentato l’ascesa della band, There’s A Riot Goin’ On parla tanto delle lotte che gli afroamericani hanno affrontato dopo il Movimento per i Diritti Civili quanto dei demoni di Sly. La tensione tra i membri della band, i produttori discografici esigenti e l’abuso di droga dilagante, insieme alle frequenti sovraincisioni nel mix dell’album, hanno generato un suono nebbioso che incarna il clima sociale degli inizi degli anni '70. “Luv N’ Haight” evangelizza l’isolamento indotto da droghe di Sly con la ripetuta frase “Mi sento così bene dentro; Non voglio muovermi.” Una registrazione downtempo del precedente successo della band “Thank You (Falettin Me Be Mice Elf Agin)” è distillata e funkificata nel brano “Thank You for Talkin’ to Me, Africa,” ulteriormente dimostrando il suo cinismo nei confronti della band e del mondo che lo circonda. L’importanza di There’s A Riot Goin’ On come album funk, profilo dell’artista e commento culturale non può essere sottovalutata e lo colloca come uno dei più potenti album del ventesimo secolo.

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